martedì 12 giugno 2012

Un glossario ragionato

Im-plantare (etimologia)
Protesi
400 a.C. circa, Luxor
Amputazioni
Guerre
Sviluppo tecnologico
 

Un abbecedario

Anglesey leg
Bly (Douglas)
Capua (gamba)
Desoutter
Etruschi (pionieri protesi dentarie)
Fresatrice
Gotz von Berlichingen
Historiae (Egisistrato)
I
James Potts
K
Labbra (protesi di silicone)
Morel (Etienne)
Nanotecnologie
Otto Bock
Peg leg
Q
Removibile (protesi)
Sauerbruch
Tourniquet
Uditiva (protesi)
Verduyn
Zanardi

Una definizione a posteriori

Seppur nato confinato ad un ambito prettamente agricolo, il termine ha ben presto assunto un'accezione più tecnologica: in campo medico, collocare, inserire in maniera stabile un dispositivo artificiale a contatto con il corpo umano. Esso è di solito collegato ad un'operazione invasiva, svolta per fissare, attraverso una penetrazione un "oggetto"  esterno.

Intorno alle macchine

 Nel passato, le protesi venivano realizzate attraverso l'utilizzo soprattutto di crogioli, pinze, saldatori e trapani.

 Nuove macchine sono sorte via via con un sempre maggiore sviluppo tecnologico. Eccone alcuni esempi:
Una fresatrice
         Realizzazione di uno scheletrato con sistema CAD CAM: http://www.youtube.com/watch?v=0hSrirN-EUM












Sistema CAD CAM

Un abstract

Il verbo impiantare è stato analizzato in questo mio blog da un punto di vista ben preciso: dopo aver posto in evidenza come esso abbai mutato profondamente accezione, passando da un ambito agricolo, in cui oggi non viene quasi più utilizzato, ad un ambito prettamente tecnologico, è stato collegato in particolare alle tecnologie prostetiche.
Quella delle protesi, nonostante questo possa stupire, è una storia che affonda le sue radici nel 400 a.C. circa, presso la civiltà egizia. Di amputazioni si parlava già nel Neolitico, ma è da questa data che le protesi acquisirono via via un ruolo fondamentale all'interno della tecnologia, divendendo parte integrante anche della cultura, con riferimenti all'arte ed alla letteratura.
I progressi si sono così susseguiti dai tempi dei Romani fino ad oggi, grazie a miglioramenti nelle tecniche di amputazione (Morel, Paré), stimolati anche dalla volontà di poter dotare amputati ed individui con malformazioni fisiche di movimenti quanto più liberi e spontanei.
Dalla prima protesi "non fissa" di Verduyn, attraverso Potts, Vanghetti e Sauerbruch si è così giunti alla possibilità di rimediare, almeno parzialmente, ad handicap fisici, grazie alla realizzazione di tecnologie decisamente avanzate quali la c-leg ad esempio, o protesi appositamente studiate e progettate a fini sportivi.
Non solo: la tecnologia dell'"impiantare" è progredita tanto da condurre alla creazione di dispositivi quali pace-makers, valvole cardiache artificiali, ossa ed organi artificiali, il cui significato è certamente indubbio.
Dispostivi quali le protesi mioelettriche o macchinari in grado di poter dare ad individui in stato vegetativo la parola vera e propria, la voce, sono solo due esempi di quanto già il settore sia avanzato, ma anche di quanto spazio sia ancora disponibile per ulteriori progressi.

I riferimenti al libro



Riferimenti espliciti del libro di testo Storia delle macchine all'"impiantare" si ritrovano nel capitolo III, intitolato "La consapevolezza della tecnologia": alle soglie del '700 infatti, insieme con il fiorire dell'Illuminsmo, la fiducia nei lumi della ragione e, in particolar modo la fiducia, consapevolezza appunto delle potenzialità umane in campo tecnologico divennero tali da spingere i più intraprendenti a parlare di automi ed androidi (la parola robot verrà introdotta solo più tardi, nel 1920, da Capek, in R.U.R.).
Significativa a tal proposito è la presenza all'interno del libro di Jacques de Vaucanson (1709-82), che fuse nella propria persona l'interesse per la meccanica e per la medicina: scopo di questo "tecnico/scienziato" era costruire "des anatomies mouvantes", automi capaci di esercitare funzioni e movimenti degli esseri umani, obiettivo che ancora oggi si cerca di raggiungere atraverso le più recenti tecnologie prostetiche.
Il primo androide che venne realizzato dallo stesso Vaucanson fu un suonatore di flauto, in cui risulta evidente la massima attenzione rivolta all'anatomia.
A fianco di Vaucanson fanno la loro comparsa anche Pierre (1721-90) e Henri Louis (1752-91) Jaquet Droz, orologiai e meccanici svizzeri che realizzarono bambole meccaniche, così come Wolfang von Kempelen, che riuscì a sviluppare uno strumento in grado di riprodurre la voce umana.
Per concludere qui di seguito si riportano due passi riportatai del libro, rispettivamente tratti da Julien Offray de la Mettrie e Magnus Enzensberger, che già esprimono, pur risalenti al XVIII secolo, quelle contraddizioni che si sono protratte sino ai giorni nostri.
"Il corpo non è che un orologio, di cui il nuovo chilo è l'orologiaio[...]"

In riferimento agli automi:
"[...]delle illusioni, delle contraddizioni e della follia di ciò che si suole chiamare progresso."