martedì 12 giugno 2012

I riferimenti al libro



Riferimenti espliciti del libro di testo Storia delle macchine all'"impiantare" si ritrovano nel capitolo III, intitolato "La consapevolezza della tecnologia": alle soglie del '700 infatti, insieme con il fiorire dell'Illuminsmo, la fiducia nei lumi della ragione e, in particolar modo la fiducia, consapevolezza appunto delle potenzialità umane in campo tecnologico divennero tali da spingere i più intraprendenti a parlare di automi ed androidi (la parola robot verrà introdotta solo più tardi, nel 1920, da Capek, in R.U.R.).
Significativa a tal proposito è la presenza all'interno del libro di Jacques de Vaucanson (1709-82), che fuse nella propria persona l'interesse per la meccanica e per la medicina: scopo di questo "tecnico/scienziato" era costruire "des anatomies mouvantes", automi capaci di esercitare funzioni e movimenti degli esseri umani, obiettivo che ancora oggi si cerca di raggiungere atraverso le più recenti tecnologie prostetiche.
Il primo androide che venne realizzato dallo stesso Vaucanson fu un suonatore di flauto, in cui risulta evidente la massima attenzione rivolta all'anatomia.
A fianco di Vaucanson fanno la loro comparsa anche Pierre (1721-90) e Henri Louis (1752-91) Jaquet Droz, orologiai e meccanici svizzeri che realizzarono bambole meccaniche, così come Wolfang von Kempelen, che riuscì a sviluppare uno strumento in grado di riprodurre la voce umana.
Per concludere qui di seguito si riportano due passi riportatai del libro, rispettivamente tratti da Julien Offray de la Mettrie e Magnus Enzensberger, che già esprimono, pur risalenti al XVIII secolo, quelle contraddizioni che si sono protratte sino ai giorni nostri.
"Il corpo non è che un orologio, di cui il nuovo chilo è l'orologiaio[...]"

In riferimento agli automi:
"[...]delle illusioni, delle contraddizioni e della follia di ciò che si suole chiamare progresso."

Nessun commento:

Posta un commento